Primo maggio. Roma. Grande concerto in piazza San Giovanni. Sul palco il cantante di turno. In piazza migliaia di persone. Concetta, a bordo della sua cinquecento, si rende conto di avere sbagliato strada. Non aveva una meta precisa. Decise di abbandonare l’auto in doppia fila, così come avevano fatto in molti prima di lei, e di seguire quel fiume di persone che si affrettavano verso chissà che cosa.

Aveva una settimana di vacanza perché la ditta si trasferiva. Il suo fidanzato non ce l’aveva, la settimana di vacanza.

Aveva deciso di partire e di fermarsi dove le capitava. Certo non le mancava uno spirito intraprendente.

Mentre camminava si sforzava di capire a che cosa stava andando incontro.

Probabilmente il girovagare solitario degli ultimi due giorni aveva confuso il suo senso del tempo. Guardandosi intorno cercava qualcuno che potesse soddisfare la sua curiosità senza scoppiare a ridere. Non era facile nemmeno per lei che tutti consideravano una ragazza spigliata. Cercava un appiglio, una battuta pronunciata ad alta voce alla quale rispondere a tono il che le avrebbe permesso di accodarsi.

- Anche tu vieni al concerto?

Una ragazza lo stava chiedendo a qualcun’altro, ma Concetta le era così vicina che ne approfittò per risponderle:

- Sì, chi suona?

- Non lo so, ma ci vengo tutti gli anni, è sempre una sorpresa!

- Allora sarà una sorpresa anche per me, passavo da queste parti per puro caso.

- Se ti fa piacere puoi unirti al nostro gruppo...

- Volentieri!

- Ti presento Max, Beppe, Roby e Miriam.

- Concetta.

- Io mi chiamo Alessia.

- E dov’è ‘sto concerto?

- Sempre in piazza San Giovanni, non è lontano.

A mano a mano che si avvicinavano al luogo del concerto cominciavano a sentire le note del gruppo che già stava suonando.

Le distanze fra le persone si assottigliavano sempre di più. Alessia dovette prendere per mano Concetta per evitare che la folla le dividesse. Erano rimaste isolate dal resto del gruppo.

Alessia tentò di rintracciare i suoi amici telefonandogli, ma la musica e il brusio coprivano la suoneria di qualsiasi telefono.

- Vabbè, è stata una fortuna incontrarti, almeno non siamo rimaste sole.

- Forse se non c’ero io non avresti perso di vista i tuoi amici...

- Godiamoci il concerto, folla permettendo.

La loro posizione era tale per cui non vedevano assolutamente niente di quello che accadeva sul palco. Andare avanti o tornare indietro era impossibile. Dopo alcune ore di concerto Alessia si sentì male. Concetta fece tutto quanto poteva fare per sorreggere la sua nuova amica, finché riuscì a forza di "permesso" e "pronto soccorso" a raggiungere un bar.

Fortunatamente non appena seduta al tavolino Alessia si sentì meglio al punto di ordinare un affogato al caffè e di offrire altrettanto a Concetta.

- Dopo un bagno di folla un gelato è proprio quello che ci vuole!

- Spero che non ti faccia male.

- Grazie a te mi sento molto meglio. Chissà dove sono finiti gli altri!

- ... Anche perché io dovrei proseguire...

- Proseguire che cosa?

- Proseguire il mio viaggio, sono in vacanza.

- Dove stai andando?

- Non ne ho la minima idea, diciamo che la mia vacanza consiste nell’andare nel primo posto che mi capita, senza una meta precisa. Probabilmente descriverò un grande cerchio come quando ci si perde nel deserto.

- Ma lo sai che la tua vacanza è esattamente la vacanza che ho sempre sognato?

- Nel mio caso ci sono costretta dalle circostanze. Il mio ragazzo lavora in una ditta che in questo periodo ha un sovrappiù di commesse da soddisfare, gli hanno chiesto di rinviare le ferie ai periodi in cui le commesse scarseggiano...

Non avevo voglia di fare le pulizie di primavera ed eccomi qua!

- Se accetti di dividere le spese potrei decidere di partire con te, naturalmente per ogni dove...

- Ci conosciamo da poco tempo, credi che potremo andare d’accordo?

- A parte il fatto che sono vegetariana per il resto mi accontento, detesto gli alberghi a cinque stelle!

- Pensavo di dormire sulla cinquecento, magari in un parcheggio a pagamento...

- Mica male l’idea, mi riserverei soltanto di sistemare delle tendine ai vetri per ottenere un po’ di riservatezza!

- Vabbè, se ci tieni possiamo partire insieme. Prima però andrei a mangiarmi una pizza... si viaggia male a stomaco vuoto.

- Chiamiamo Max e gli altri... sono sicura che ci vorranno venire anche loro. Si saranno sicuramente annoiati di mangiare caviale e sorseggiare champagne!

- Sono così raffinati?

- Cosa ci vuoi fare, hanno dei soldi da spendere...

- Se gli fa piacere io accetto contributi!

- Eccoli qua, guarda caso, nemmeno la soddisfazione di usare il cellulare!

Ehii! ma dove vi eravate cacciati?

- Dove vi eravate cacciati voi, piuttosto!

- Che ne dite di andare a farci una pizza?

- Originale, aspetta che glielo dico alla mammina... Ciao ma’, non rientro per cena, non preoccuparti, andiamo a farci una pizza... no dai! che la digerisco... poi bisogna pur calarsi nel sociale di tanto in tanto... Sì, il concerto è finito, no no, non mi fischiano gli orecchi, sto bene... Salutami Pucci!

Concetta non era abituata a gente così strana. Non sapeva se fidarsi o meno di quei ragazzi allucinati o forse soltanto viziati. Probabilmente si interessavano a lei soltanto perché rappresentava un diversivo, una distrazione dalla solita vita.

Alessia poi, con quell’idea di andare in vacanza con lei certamente la preoccupava.

Avrebbe preferito proseguire da sola.

La pizza la pagò Alessia. I suoi amici riuscirono a bere fiumi di birra nonostante ripetessero di continuo che la birra che servivano in quel locale era un vero schifo.

Un salutino a casa via cellulare, quindi Alessia si dichiarò ansiosa di passare la prima notte del loro viaggio sulla cinquecento. Quando Concetta le domandò se non fosse il caso di passare da casa a prendere qualche indumento Alessia le rispose che le sarebbe stata più che sufficiente la carta di credito.

Promesso ai suoi amici che si sarebbe fatta sentire, Alessia prese sottobraccio la sua nuova amica e insieme uscirono dalla pizzeria.

Era una notte buia e umida, c’era poco traffico, la cinquecento si trovava chissà dove in un mare di autovetture abbandonate ai margini delle strade.

- Fortuna che Alessia conosce la città, pensò Concetta e glielo disse.

- Si, la conosco, ma qualche volta mi perdo anch’io. In che via hai parcheggiato?

- A dire il vero non lo so. Era vicino al posto del concerto. Probabilmente ho parcheggiato in doppia fila: lo facevano tutti.

- Vabbè, ma era l’ora del concerto. Speriamo che non te l’abbiano portata al deposito col carro attrezzi.

- Se non c’è più poco male, abbiamo la tua carta di credito. Passiamo la notte in un buon albergo e domani ci comperiamo qualcosa di più comodo della cinquecento...

- Non sarebbe la stessa cosa, la vacanza perderebbe il suo fascino. Spero proprio che la tua macchinina sia un po’ sgangherata.

La macchinina era al suo posto, in doppia fila. Un signore attempato la stava osservando attentamente. Era il proprietario dell’autovettura che si trovava di fianco alla cinquecento e che fortunatamente non stava aspettando da più di cinque minuti.

- Stavo per telefonare ai vigili urbani per farle portare via la macchina. Ma lo sa che si può avere fretta, certe volte. Se preferisce andare lei a trascorrere la notte in ospedale ad assistere mia suocera... L’ospedale sta dall’altra parte della città, con la cinquecento è un attimo!

- C’è posto per due? domandò Alessia.

- No, il permesso vale per una persona sola...

- Mi dispiace, siamo appena partite per una vacanza insieme, non possiamo dividerci... Se c’era posto per entrambe poteva essere un inizio originale...

- Non scherzare con le cose serie... Le tolgo subito la macchina dai piedi... Scusi tanto...

Concetta dovette prendere per mano Alessia e invitarla ad accomodarsi in vettura...

- Lo sai che non ho mai passato una notte in ospedale!

- Beata te!

- Mi sono persa un’occasione unica!

- Non penso che si sarebbe fidato di te...

- Il mio aspetto è così trasandato?

- No, è che nessuno si aspetta di incontrare a quest’ora qualcuno che vuole fare del volontariato estemporaneo...

Finalmente in vettura, Concetta ingranò la prima e il viaggio ebbe inizio.

Iniziava a piovere. Alessia decise che non appena fuori città avrebbero puntato verso nord.

- Ahh, e da che parte sta ‘sto nord?

- Basta seguire le indicazioni per Milano, in qualche modo andremo verso nord...

- Geniale! Autostrada o stradine di campagna?

- Comincerei con l’autostrada, è più sicuro farci un sonnellino... non credo che riusciremo a mantenerci sveglie tutta la notte...

- Considerato che tu hai la carta di credito nel portafoglio potremmo riposare degnamente nel primo motel che incontreremo...

- Spiacente, diventerebbe una vacanza come tante altre...

Dopo un infinito peregrinare in uscita dalla città riuscirono a imboccare la prima autostrada che sembrasse andare verso nord. Dopo un centinaio di chilometri la stanchezza cominciò a farsi sentire, quindi decisero di fermarsi alla prima area di sosta che avessero incontrato.

Non faticarono molto a trovarne una, piena zeppa di autocarri in sosta. Le due amiche indugiarono a lungo nel timore di incontrare qualche autista un po’ su di giri. Infine decisero che a quell’ora dormivano tutti della grossa...

Cinque minuti dopo di essersi fermate, videro la cinquecento circondata da alcune donne vestite in abiti succinti che bussavano ai vetri tutt’intorno la vettura.

Concetta abbassò leggermente il finestrino. Senza nemmeno avere il tempo di porre una domanda generica si sentì definire in termini di mignotta che andava a rubare il pane alle sue povere colleghe, che quella piazza era già sovraffollata e tutte le notti ne arrivavano di nuove e ci voleva più tempo a cacciarle via di quanto potevano dedicarne al lavoro. Concetta non ritenne opportuno spiegare che volevano soltanto riposare, chiudere gli occhi mezz’oretta per poi proseguire verso nord. Preferì ripartire con gli occhi semichiusi sperando di incontrare meno resistenza alla prossima area di sosta.

Di chilometro in chilometro finirono con il viaggiare fino alle prime luci del

giorno. Finalmente riuscirono a parcheggiare di fronte al bar annesso a una stazione di servizio e si addormentarono profondamente.

Quando si risvegliarono il sole aveva trasformato la cinquecento in un fornetto. Alessia protestò per la mancanza dell’aria condizionata.

- Ce l’hai ancora la carta di credito, immagino... Credi che con qualche mese di lavoro qua e là per la penisola la sottoscritta possa permettersi qualcosa di più?

- Almeno un ventilatore!

- Spiritosa la piccina! Con un ventilatore faremmo circolare l’aria calda, anzi il motorino dissiperebbe ulteriore calore nell’ambiente...

- Quando fai la sapientona mi piaci di meno!

- Prepara la carta di credito che la sapientona ha fame, il suo stomaco non accetta contratti a tempo determinato e preferisce le località dove si cucina bene.

- Utilizzare la carta di credito che mi ha regalato il babbo mi rovina la vacanza, non avresti qualche spicciolo? Al prossimo sportello automatico preleveremo qualcosa.

- Credo che dovremo dividere sia il cappuccino, sia il cornetto...

- Sono a dieta, ti lascio il cornetto, tanto di corna ne ho già abbastanza...

- Il tuo ragazzo ti fa disperare?

- Diciamo la mia compagna...

- Perché tu saresti...

- Si, lesbica, dillo pure! Ti da fastidio?

- No, perché mai... ognuno ha i suoi gusti... D’altra parte alla fine abbiamo tutti gli stessi problemi, anzi no, forse voi ne avete qualcuno in più...

- Ahh! e quali sarebbero, non ci avevo ancora pensato...

- Mahh! qualche volta ho sentito parlare di coppie omosessuali che desiderano avere dei figli, per fare un esempio... Oppure si sente tanto parlare di riconoscimento di pari diritti ecc...

- A me i figli non interessano...

- Un problema di meno.

- Però interessano alla mia amica, secondo te come possiamo risolvere il problema?

- Non saprei, ci vorrebbe un esperto... Non ci ho mai pensato. Se mi lasci il tuo numero di telefono ti richiamo tra un paio di mesi.

Ripreso il viaggio con un pacchetto di biscotti e una bottiglia di acqua minerale l’unica cosa che non si chiedevano era dove andare... andare era più che sufficiente.

- Che lavoro fai?

- La cassiera in un supermercato, ma non dura...

- Perché non dovrebbe?

- Contratto per due mesi, poi chissà... Tu che fai?

- Niente, e dura da molto più di due mesi.

- Per far niente ci vuole un contratto?

- No, soltanto una mamma e un papà che ti viziano, magari separati e che fanno a gara a chi contribuisce di più alle tue spesucce.

- Però! Credo che non ci siano molti posti per un’occupazione così interessante...

- Non è noioso passare tutta la giornata alla cassa?

- No, è più noioso non sapere se avrai i soldi per pagare l’affitto!

- Se ti mancasse qualche spicciolo dammi un colpo di telefono...

- Capirai che non è una soluzione...

- Chiamiamola redistribuzione del reddito che mio padre e mia madre hanno realizzato grazie al lavoro di quelli come te...

- Preferirei un contratto a tempo indeterminato...

- Quello non va più di moda.

I chilometri scivolavano rumorosamente in un fiume di autoveicoli in eccesso di velocità. Concetta era stanca di guidare. Alessia le diede il cambio, non le sembrava proprio il caso di interrompere il viaggio così vicino al punto di partenza. In cuor suo pensava che quella sedia motorizzata sferragliante in fondo dava proprio l’ebbrezza della velocità nonostante il contachilometri segnasse una velocità tutt’altro che folle.

L’autostrada seguiva la costa, Alessia decise che ci voleva una vacanza al mare.

Concetta fece presente che non disponeva di un costume da bagno e che in ogni caso la stagione non era delle migliori per il mare.

- Cercheremo una spiaggia per nudisti...

- Piuttosto mi iscrivo al Cai e tento di scalare il Monte Bianco.

- Dimentichi che ho la carta di credito, ci comperiamo un paio di costumi.

- Penso che sceglierò una muta con le maniche lunghe...

- Hai proprio intenzione di chiuderti in una corazza? Da me non hai nulla da temere, sono un tipo fedele...

- No, mi preoccupo per la temperatura, in fondo siamo ai primi di maggio!

- Raccontala giusta! Fa più caldo che a ferragosto...

- Dipende dalle annate...

- Grazie al tuo potere di acquisto potremmo frequentare un corso di pesca subacquea, è sempre stato uno dei miei sogni!

- Direi un incubo, piuttosto...

- Non ti piace la pesca subacquea?

- Mai provato, d’altra parte sono vegetariana!

- Pescare non vuole dire mangiare quello che hai pescato!

- Brava, dovevi occuparti di politica...

- Bisognerebbe averne il tempo!

- Non dicevi che lavori saltuariamente...

- Si e no. Quando scade un contratto il mio lavoro è cercare lavoro, non c’è tempo da perdere.

Alessia aveva imboccato l’uscita dell’autostrada che più le era piaciuta, ora stava attraversando il traffico dell’ora di punta sul lungomare di una cittadina della riviera. Concetta si limitò a segnalare che aveva fame e che non aveva intenzione di trascorrere in automobile i pochi giorni di vacanza che le rimanevano. Con uno scatto felino Alessia riuscì a parcheggiare in un posto che si era appena liberato e che una signora stava cercando di occupare a piedi per conto di suo marito. La signora protestò, Alessia le spiegò che aveva dei dolori fortissimi allo stomaco, che aveva urgente bisogno di un bagno. Concetta, solidale, dichiarò di non sentirsi troppo bene nemmeno lei, magari avevano mangiato qualcosa di avariato... a colazione, o la sera prima.

- Se tutti facessero così come farebbero a parcheggiare le persone che viaggiano da sole?

- Sono d’accordo con te però avevano almeno centoquarant’anni, in due... A quell’età qualche imperfezione bisogna pure concedergliela...

- Proprio a loro che dovrebbero dare il buon esempio ai giovani? La scorsa settimana un vecchietto mi ha rigato la Ferrari pur di parcheggiare in uno spazio che evidentemente non era sufficiente nemmeno per il suo motorino... Ma a loro che gli frega della mia Ferrari... Fortuna che mamma paga... Però è una questione di principio... La grandine è un evento naturale... Il vecchietto non era nemmeno assicurato! Un bell’esempio!

- Se tu avessi una cinquecento sgangherata non ti preoccuperesti delle rigacce.

- E chi la tiene in piedi l’economia, chi lo fa lavorare il carrozziere?

- La tiene in piedi il vecchietto che ti ha abbellito la Ferrari, se no tu non la porteresti dal carrozziere...

- Almeno fosse stato assicurato!

- Diciamo che il vecchietto è stato lo strumento pratico delle teorie sulla redistribuzione del reddito... Una righetta al giorno e i tuoi genitori restituiscono i redditi in eccesso.

Intanto era l’ora di pranzo, Alessia era finalmente riuscita a prelevare qualche contante al primo sportello automatico che aveva trovato. Il clima era gradevole. Nonostante le proteste di Concetta, Alessia acquistò due costumi variopinti e due tranci di pizza. Indossati i costumi nel bagno di un bar andarono a mangiarsi la pizza sulla spiaggia.

Concetta disse che le sarebbe piaciuto giocare a volano, considerato che la spiaggia non era molto affollata. Alessia si allontanò un paio di minuti ritornando con una paio di racchette.

Giocarono a volano almeno due ore. Esauste si addormentarono sulla sabbia tiepida. Una pioggerellina leggera come rugiada le svegliò al crepuscolo. Erano contente e affamate. Decisero che sarebbero entrate nella prima pizzeria che avessero trovato e che volevano un tavolo con vista mare.

Dopo mezz’ora di cammino trovarono una pizzeria seminterrata e si accontentarono di un tavolo con vista sui tavoli circostanti. Mangiarono volentieri una pizza e un dolce, poi chiesero informazioni su dove trovare un buon albergo a un prezzo ragionevole. A prezzo ragionevole non ce n’erano, disse il cameriere,

si poteva dire soltanto che l’albergo "Stella alpina" era quello che costava meno, forse per via del nome fuori luogo.

Finalmente in camera si divisero fra il letto e la doccia. Alessia lamentò la mancanza di un buon libro da leggere, Concetta decise di raccontarle una storia di sua invenzione:

- C’era una volta una ragazza molto carina che aveva una gran voglia di lavorare, di innamorarsi e sposare un ragazzo per bene, mettere al mondo un paio di bambini, possibilmente maschio e femmina, acquistare una casa modesta ma decorosa, rammendare i calzini e leggere rotocalchi di cultura spicciola prima di addormentarsi e sognare di fare l’amore su di una barca a vela...

Un mattino si svegliò presto presto perché era la sua prima giornata di lavoro.

La sera era stanca ma soddisfatta. Il capannone era grigio, sporco e il lavoro estremamente ripetitivo, ma i nuovi colleghi la avevano accolta affettuosamente subissandola di domande sulla sua vita privata... e per quanto tempo sarebbe durato il suo contratto...

Fu così che scoprì di avere firmato un contratto di lavoro a tempo determinato, interinale...

Pensò che era meglio di starsene a casa a far niente.

Venti anni dopo continuava a visitare i capannoni della penisola italiana e cominciava a pensare che in quel modo una famiglia non se la sarebbe mai fatta.

Quarant’anni dopo, non ancora in pensione per via dei periodi di disoccupazione fra un contratto e l’altro, aveva rinunciato ai suoi sogni e si domandava con quali soldi pagare le medicine di cui aveva bisogno.

- Non hai niente di più allegro da raccontarmi?

- La storia di Cappuccetto Rosso...

- Se accendessimo la televisione?

- Credi di trovarci qualcosa di bello?

- Magari un film di fantascienza... Un telegiornale... Una trasmissione culturale...

Concetta accontentò la sua compagna di viaggio. Una compagnia di ballerine in costume da bagno si stava esibendo convinta di dare il meglio di se stessa. Il pubblico osservava attento e infine applaudiva soddisfatto. Il conduttore della trasmissione annunciava la pubblicità e faceva ciao con la manina... Il pubblico applaudiva soddisfatto... Sul canale accanto stavano sfilando le candidate al ruolo di miss Italia, col sorriso stampato sulle labbra e sui denti. La giuria osservava attentamente. Il costume da bagno era d’obbligo. Cambiando ancora canale finalmente qualcosa di interessante: un documentario sulla vita dell’elefante africano...

Alessia si addormentò all’istante, Concetta dopo pochi minuti. Dormirono profondamente. La prima a svegliarsi fu Alessia. La sua compagna di viaggio non aveva la minima intenzione di aprire gli occhi.

Per svegliarla cominciò ad accarezzarle i capelli, la fronte, il collo, senza ottenere alcun risultato. Poi la baciò sui capelli, sulla fronte, sul collo e infine sulle labbra. Nel sonno Concetta credette di baciare il suo ragazzo. Quando si rese conto che al posto del suo ragazzo c’era Alessia si svegliò bruscamente dal torpore del dormiveglia e le diede uno schiaffo.

- Domani camere separate!

- Come no! Se mi dai la chiave vengo a svegliarti...

- Basta una telefonata, grazie.

Per offendere Concetta ci voleva ben altro. La sua mente era occupata pienamente dal desiderio di una colazione abbondante. Il sole filtrava attraverso le tapparelle.

Alessia si faceva attendere, non aveva la minima intenzione di uscire dal bagno. Concetta voleva dirle che sarebbe andata a fare colazione da sola, ma non ottenne nessuna risposta al suo bussare alla porta del bagno. Aprì la porta. Alessia aveva appena chiuso l’acqua della doccia, stava avvolgendosi nell’asciugatoio...

- Che fai? Cogli l’occasione per dare una sbirciata? Dovresti sapere come siamo fatte!

Concetta rispose che sarebbe andata a fare colazione, che si sarebbero viste dopo. Mentre la cameriera le serviva il caffè pensava che aveva conosciuto una ragazza un po’ strana.

Nel frattempo Alessia arrivò con i capelli tinti di arancione.

- Dove hai trovato quel colore?

- Nella mia borsetta.

- Non avresti del blu di metilene, ho sempre sognato quel colore per i miei capelli!

Alessia chiese del cioccolato e dei cornetti alla marmellata. Il caffè era meglio andare a prenderlo al bar. Dopo tre cornetti e due tazze di cioccolato dichiarò che era il caso di andare a fare una bella passeggiata.

Concetta salì in camera per indossare il costume da bagno. Quando ritornò al piano terreno trovò Alessia intenta a socializzare con la ragazza che le aveva servito la colazione. Pensò che un tipo come Alessia sarebbe stata in grado di coinvolgere nella loro vacanza anche la cameriera di quell’albergo.

In qualche modo Alessia era venuta a sapere che il contratto di lavoro della cameriera scadeva non appena finito di servire la colazione. In un attimo decise e ottenne che Marilena, così si chiamava la cameriera, si unisse a loro per una vacanza ai limiti della spudoratezza, così diceva... Concetta intuì che si trattava di recuperare la cinquecento e ripartire. Marilena era originaria di Napoli, al ritorno avrebbe approfittato di un loro passaggio verso casa. Disse che aveva quattro stracci da recuperare, che doveva trovare una borsa di nylon per contenerli, poi sarebbe stata pronta a partire...

- Si direbbe che tu abbia una voglia matta di conoscere tutte le persone che incontri...

- Ti dispiace?

- No, affatto, la cinquecento può trasportare cinque persone... salvo guasti... Se troviamo qualcosa in pronta consegna potresti comprarmi un monovolume con sette posti comodi...

- Brava, così perderei il fascino di questa vacanza improvvisata!

Marilena era davvero una ragazza in grado di spicciarsi. Era già bell’e pronta con la sua borsa di plastica piena zeppa dei suoi effetti personali. Fatte le presentazioni raggiunsero la cinquecento e il suo fascino dimenticando chi i suoi splendori, chi le sue miserie. L’ebbrezza dei centodieci all’ora che sembravano duecentoquaranta riempiva i loro stomaci e i loro orecchi. Marilena, preoccupata, si domandò se avesse fatto bene ad accettare l’invito. Il guaio era che Alessia le era piaciuta a prima vista, era proprio il tipo di ragazza che piaceva a lei. Alessia d’altra parte non aveva di certo manifestato indifferenza.

I chilometri scivolavano e il contachilometri ogni tanto si incantava. Viaggiarono fino al tardo pomeriggio. Si fermarono per fare il pieno, nonostante fossero stufe di viaggiare. Si accovacciarono sulle sedie di un bar di periferia, pieno di fumo e di vecchietti che giocavano a carte. Chiesero dei toast e di un albergo non troppo caro, ma in buono stato...

- Siete fortunate. Ce n’è uno che ha appena aperto i battenti e pratica dei prezzi da lancio, per farsi conoscere... Andate a mio nome! Non ve ne pentirete!

Concetta voleva stare un paio d’ore in spiaggia, prima di andare a cercare un albergo. Alessia e Marilena preferivano l’albergo, per darsi una rinfrescata prima di cena eppoi magari sarebbero andate volentieri in discoteca a fare quattro salti. Decisero di dividere i compiti: Concetta sarebbe andata in spiaggia, Alessia e Marilena a prenotare le stanze per la notte.

Sdraiata sulla sabbia Concetta pensava che da quando era partita non aveva ancora telefonato al suo ragazzo. Tra due giorni avrebbe dovuto invertire il senso di marcia, si sarebbero rivisti presto.

Un pochino le mancava, Beppe. Chissà che cosa stava facendo in quel momento. Probabilmente stava spostando le solite casse con il solito carrello elevatore. Forse stava caricando un autotreno.

Oppure era andato a prendere un caffè al distributore automatico. Magari stava chiacchierando con quella collega che invitava tutti a cena a casa sua e nessuno ci andava, soltanto perché era brutta e se ne sarebbero vergognati.

Beppe le diceva sempre che prima o poi avrebbe accettato perché in fondo Maria Gloria gli faceva pena. Chissà che non avesse accettato l’invito proprio in quei giorni.

Un ragazzo si era sdraiato sulla sabbia proprio vicino a lei. Voltandosi verso di lui si sentì chiedere come si chiamava.

- Concetta.

- Io Beppe.

- Ma è una persecuzione!

- In che senso?

- Nel senso che il mio ragazzo si chiama proprio come te!

- Ma guarda... Abbiamo qualcosa in comune... Magari ci somigliamo pure... Che numero porta di scarpe?

- Non ne ho idea, non ha dei piedi molto lunghi... Adesso devo andare a cercare le mie amiche...

- Se vuoi posso accompagnarti...

- Ti ringrazio, ma preferisco andare da sola.

Era un ragazzo educato, si limitò a salutare leggermente seccato. Qualcun altro avrebbe insistito e forse avrebbe ottenuto quello che voleva. Saputo che il ragazzo della sua potenziale preda si chiamava anche Beppe non aveva osato procedere secondo quelle che erano le sue intenzioni più profonde. Da anni desiderava conoscere una ragazza per portarla al cinema, poi in pizzeria e infine accompagnarla a casa e salutarla con una tenera stretta di mano. Ci provava con le ragazze che incontrava sulla spiaggia perché le ragazze del paese avevano aspirazioni molto più concrete. Non era raro incontrarne qualcuna che passeggiando lungo i marciapiedi del paese dimostrava di essere davvero interessante, in stato interessante. Qualcuna si sposava, perché voleva tenere il bambino o magari aveva nascosto la sorpresa ai suoi genitori per troppe settimane. Il matrimonio durava più o meno come la paglia nel camino, poi cominciavano a dire che gli uomini erano tutti carogne, lavoravano in nero pur di non pagare gli alimenti...

Beppe di queste cose si era stufato prima ancora di cominciare a farle.

Concetta si rese conto di non sapere dove raggiungere le sue compagne. Decise di ritornare alla spiaggia. Le sue amiche erano là, stavano domandandosi dove fosse andata. Alessia propose di andare a prendere un’aperitivo. Maria Gloria accettò con entusiasmo, lei gli aperitivi era abituata a servirli. Concetta disse che preferiva un bicchiere di acqua minerale. Il barista le servì l’acqua minerale al prezzo di un aperitivo. Il fatto che qualche furbacchione fosse più interessato alla sua salute che al portafogli del proprietario del bar non doveva rosicchiare i guadagni di quest’ultimo, sosteneva la moglie del barista.

Sorbito l’aperitivo non rimaneva che andare a fare una passeggiata alla ricerca di un ristorante caratteristico.

Dopo cena fecero una capatina al piano bar. Incontrarono dei ragazzi piuttosto loquaci che volevano sapere tutto della loro vita e come mai se ne andavano in vacanza così, senza compagnia di genere maschile. Li sopportarono e a fine serata gli lasciarono pagare le consumazioni prima di salutarli e ringraziarli per la conversazione.

In albergo Concetta scoprì che erano state prenotate due camere, una per

lei e l’altra per Alessia e Maria Gloria. Pensò che Alessia avesse voluto accontentare il suo desiderio di dormire da sola. Il mattino seguente quando si recò nella stanza delle sue compagne per invitarle a recarsi con lei a colazione le trovò teneramente abbracciate e addormentate.

Andò a fare colazione da sola, sicuramente non la avrebbero accusata di maleducazione.

Il solito caffelatte, il solito cornetto, il solito cameriere loquace e curioso.

A Concetta venne il dubbio che il contratto di quel cameriere scadesse proprio quel giorno e che il giovanotto avesse sentito dire che sulla cinquecento erano soltanto in tre. Invece no, il cameriere era noioso perché alcuni giorni prima aveva chattato con una ragazza che gli aveva promesso di andare a trovarlo in incognito e lo aveva sfidato a riconoscerla fra la numerosa clientela dell’albergo.

Chiarito l’equivoco Concetta fu libera di terminare la sua prima colazione e di andare a passeggio sul lungomare in attesa che le sue compagne si svegliassero, chissà, dopo una notte di bagordi in discoteca.

Un paio di ore dopo Concetta rientrò in albergo. Bussò alla porta della camera delle sue amiche e rimase in attesa di un invito a entrare. Non ottenendo una risposta entrò. Le sue amiche stavano facendo la doccia e vedendola affacciarsi dalla porta del bagno la salutarono calorosamente. "Una bella coppia",

pensò Concetta, contenta che Alessia avesse trovato corrispondenza ai suoi amorosi sensi. Quatta quatta se ne ritornò sul lungo mare e andò a sdraiarsi sulla spiaggia. Si sentiva sola come quando era partita. Si domandava che cosa ci faceva lei in compagnia di due ragazze che si erano appena messe insieme. Si alzò con l’intenzione di salire sulla sua cinquecento e ripartire da sola proprio nel momento in cui Alessia e Maria Gloria stavano sopraggiungendo. Splendevano come due raggi di sole. Erano così euforiche che la baciarono come amiche di vecchia data che non si incontravano da anni. Temevano che si sentisse esclusa.

Alessia propose di partire subito per la prima destinazione che gli capitasse sotto mano. Concetta non aveva nulla di meglio da proporle. Maria Gloria si accomodò sul sedile posteriore come se fosse a casa sua. Alessia decise che guidava lei. Concetta obiettò che il serbatoio era quasi vuoto. Alessia imboccò comunque l’autostrada nella certezza di incontrare dopo pochi chilometri un’area di servizio.

Ma l’area di servizio non c’era e la benzina finì proprio nel bel mezzo di un viadotto lunghissimo.

- Non ci resta che l’autostop!

- Guarda! Laggiù c’è un distributore... Non saranno nemmeno duecento metri di dislivello.

Alessia tempo addietro aveva memorizzato nella memoria del suo telefonino il numero del soccorso stradale. Per lei evidentemente non si trattava della prima volta senza benzina. Dopo un’ora circa di attesa arrivò un furgoncino in grado di rifornire di carburante le malcapitate.

- Nel mio diario questa passerà alla storia come la sosta più panoramica che abbia mai fatto su di un’autostrada.

Fatte un paio di foto ricordo della circostanza ripartirono persino un po’ più abbronzate di quando si erano fermate. La più contenta del gruppo era Maria Gloria. Mai e poi mai si sarebbe potuta permettere una vacanza se non avesse incontrato Alessia e Concetta.

I chilometri scorrevano rumorosamente. Il calore all’interno dell’abitacolo era soffocante. L’umore delle tre ragazze scivolava verso la noia: non sapevano dove andare, non sapevano che cosa fare della loro vacanza. Senza dire nulla Concetta uscì dall’autostrada effettuando una scelta del tutto casuale. Le sue amiche intanto dormivano. Al risveglio si ritrovarono in un parcheggio sovraffollato. Concetta dormiva. Alessia aveva voglia di un gelato. Maria Gloria voleva un’aspirina effervescente. Un posteggiatore abusivo si candidava per un contributo in cambio della custodia dell’autovettura.

- Guardo la macchina?

- Guardane un’altra che è meglio!

- Mi dai un euro per mangiare qualcosa?

- Con le lire sarebbe bastato molto meno...

- Cinquanta centesimi?

- Meno, meno...

- Venticinque?

- Più o meno...

Alessia aveva un cuore d’oro e la carta di credito in tasca. Consegnò volentieri al posteggiatore venti centesimi pensando che se così avessero fatto tutti in una giornata di accattonaggio il posteggiatore avrebbe raccolto una fortuna.

Certo non era un mestiere che consentisse di maturare una pensione adeguata allo stile di vita del ceto medio... Forse con un’assicurazione privata... Un fondo pensione specializzato nel settore... In qualche modo si sarebbe limitato il fenomeno della fuga dei capitali verso l’estero, pensava Alessia.

Concetta si rese conto di essersi allontanata troppo da casa. Per la prima volta da quando era partita decise che era il caso di consultare la carta stradale che conservava nel cassetto dell’automobile.

Era giunto il momento di ritornare. Ne parlò con le sue amiche. Alessia non ne era per nulla entusiasta. Maria Gloria protestò che per lei la vacanza era appena cominciata. Concordarono di continuare la vacanza sulla via del ritorno, a partire dal giorno seguente.

Il sole invitava a trascorrere una giornata in spiaggia. Maria Gloria andò a comprarsi una crema protettiva. Capelli biondi, occhi azzurri, pelle di carnagione chiara: non poteva farne a meno.

La giornata trascorse piacevolmente. Qualche bibita e un panino gentilmente offerti da un gruppo di ragazzi, apprendisti muratori che andavano a pranzare in spiaggia. Prima di ritornare al lavoro insistettero per rivedersi quella sera in discoteca. Alessia e Maria Gloria convinsero Concetta a rinviare la partenza al giorno dopo. Cercare un albergo per quella notte era inutile, tanto valeva tirare a far giorno, poi andare a dormire in automobile.

Prima di andare in discoteca dovettero peregrinare da un bar all’altro in attesa dell’ora prevista per l’ingresso.

Quando arrivarono nella sala da ballo scorsero nella penombra il gruppo dei loro nuovi amici.

Ballarono tutta la notte. Usciti dalla discoteca andarono a fare colazione al bar. Infine lasciarono i loro indirizzi, falsi, ai nuovi amici che si erano rivelati fisicamente insistenti. Uno di loro scattò persino una foto che avrebbe spedito l’indomani stesso ai rispettivi indirizzi. Ultimi baci e abbracci poi il rombo della cinquecento e la ricerca del parcheggio di una stazione di servizio per dormire un paio di ore.

I cartelli segnalavano l’area di servizio più vicina a una cinquantina di chilometri da quel punto. Maria Gloria e Alessia si addormentarono, Concetta guidava faticando a rimanere sveglia.

Quando finalmente poté addormentarsi anche Concetta un signore sulla cinquantina bussò ai vetri della cinquecento. Voleva un passaggio, se per caso c’era un posto libero...

Alessia gli spiegò che non potevano perché dovevano passare a prendere due amiche che abitavano in un paese lì vicino e che i passeggeri attualmente avevano poca voglia di socializzare.

Il signore capì poco di quello che gli avevano detto. Insistette qualche istante senza convinzione, poi se ne andò facendo un gestaccio in segno di saluto. Alcuni istanti dopo si ricordò che doveva chiedere qualcosa per mangiare. Tornò indietro. Alessia non sapendo più come rifiutare lo gratificò con una manciata di centesimi.

Il signore se ne andò borbottando che in giro si incontravano soltanto dei pezzenti, gente senza soldi perché non ha voglia di lavorare, non come lui che non lavorava perché non riusciva a trovare un lavoro.

Maria Gloria propose di prendere una camera al Motel. Le sue compagne dovettero convenire che si trattava di una buona idea.

Dormirono tutto il giorno, nella camera del Motel. Si svegliarono giusto all’ora di cena. Mangiarono qualcosa al ristorante dell’area di servizio lamentando la qualità scadente del cibo che avevano ordinato. Infine decisero di ripartire. Secondo Alessia viaggiare di notte era bello, dava pienamente la sensazione di essere in vacanza.

I chilometri scorrevano rumorosamente. Il panorama notturno era un susseguirsi di fari abbaglianti e anabbaglianti, di indicatori di direzione, di lampeggiatori.

La luna abbelliva il tutto delineando i contorni delle colline. Concetta pensava che stava ritornando a casa, che la vacanza stava per finire, che presto avrebbe ricominciato a lavorare. Si consolava pensando che avrebbe ritrovato il suo ragazzo, che gli avrebbe detto quanto le era mancato.

Chissà che cosa avrebbero fatto le sue amiche. Chissà che cosa avrebbe raccontato Alessia alla sua compagna. Forse le avrebbe spiegato che la sua vita interiore si era arricchita di emozioni nuove, di affetti nuovi che completavano la sua vita di relazione.

E lei, Concetta, come avrebbe potuto spiegare a Beppe che quella vacanza le era piaciuta più del previsto nonostante nel finale si fosse sentita un po’ isolata dalla relazione di Alessia con Maria Gloria.

Guidò tutta la notte.

- Quand’è che devi rientrare? - Domandò Alessia.

- Dopodomani.

- Conserverai il mio numero di telefono?

- Perché no, ne ho una collezione ben fornita, di numeri di telefono.

- Di tanto in tanto potresti telefonarmi.

- Spero che tu faccia altrettanto.

- Dalla voce mi sembra che tu non ne sia entusiasta...

- No, è che di solito sono troppo impegnata con il lavoro. La giornata inizia alle otto del mattino, ma non so mai a che ora finisce. Se avessi una famiglia, dei bambini sarebbe disumano. Sai come funziona il lavoro interinale... Speri sempre in un’assunzione a tempo indeterminato. Sei perfettamente conscio che si tratta di una possibilità remota, tuttavia ci tieni a mettere nel lavoro quel qualcosa di più nella speranza di essere il prescelto. In un caso ero stata assunta a tempo indeterminato, ma il lavoro era uno schifo e la ditta sei mesi dopo è fallita. Devo ancora incassare alcune mensilità.

Comunque se ci riesco ti telefono. Magari andiamo a mangiarci una pizza insieme, un fine settimana. Non è che siamo proprio vicine di casa...

- Può capitare che io non sappia che cosa fare e venga a trovarti senza preavviso, se non ti dispiace.

- Gli amici non devono prenotare! L’importante è che tu possa trovarmi in casa.

- Male che vada avrò fatto un giro a vuoto. Sempre meglio del solito viaggio ai tropici. Mi piace stare in mezzo alla gente che non conosco, ascoltarne i discorsi che si ripetono come se si trattasse di un eco mentale scatenato dalla pubblicità.

- A Natale me la mandi una cartolina con gli auguri?

- Vorresti davvero una cartolina con tanto di francobollo e firma fatta con la penna biro?

- Sì, perché no?

- Se ti fa piacere... E’ che mi sono abituata a comunicare via internet, a usare la tastiera.

- Non hai l’impressione di essere spiata quando comunichi via internet?

- No, perché dovrei?

- A volte mi è sembrato di scrivere sul quaderno di un altro, di vedere le parole sul mio schermo e avere la sensazione che qualcuno o qualcosa ne prendesse atto.

- Anche se fosse così di solito non scrivo cose che si possano considerare segrete...

- Segrete no, magari riservate!

- Credi che a qualcuno possa davvero interessare l’analisi di una quantità enorme di dati per scoprire che non si tratta di altro che di parole?

- Un insieme di parole qualche volta può definire un’idea, un’opinione che potrebbe essere sanzionata, ad esempio, a livello di carriera...Una specie di massoneria elettronica potrebbe classificare gli individui sulla base delle loro opinioni e selezionare una classe dirigente prevedibile, controllabile...

- Di fronte a te si spalanca un futuro nella letteratura fantapolitica! Quando sarai famosa mi spedirai una copia delle tue opere?

- Magari via e-mail!

I chilometri continuavano a scorrere sotto la scocca della cinquecento. Maria Gloria sonnecchiava. In lontananza, sul mare, albeggiava. Non c’era niente di meglio da fare che guardare il panorama.

- Belli i colori dell’alba!

- Difficile immaginare che in questo momento ci siano decine, se non centinaia di guerre in corso delle quali non sappiamo niente...

- Non ci pensare! Sei in vacanza...

- Se non fossi in vacanza non avrei il tempo di pensarci.

- Chissà quante specie di animali vivono a nostra insaputa!

- Stai cercando di spostare il discorso dal sociale al biologico?

- Non del tutto... Pensavo che un giorno una specie animale sconosciuta potrebbe dichiararci guerra!

- Per questo ci sono già i virus...

- Vuoi dire che dovremmo pensare a quante persone stanno morendo a causa dell’Aids in questo momento?

- Magari soltanto perché hanno fatto l’amore!

- Amore e morte, gli ingredienti di ogni romanzo che si rispetti...

- Peccato che puzzi di luogo comune lontano un miglio!

- Che ci vuoi fare, per quanto ci sforziamo con la fantasia raccontiamo sempre la stessa storia. Caso mai la adattiamo a quella che è l’attualità del periodo storico che viviamo...

- Per la serie "pensieri profondi all’alba"... Chissà dove andremo a finire con questi discorsi...

- Prima o poi ritorneremo a casa, immagino.

- Come no! Tutte le vacanze finiscono... Un vero peccato!

Il motore della cinquecento dava segni di sofferenza. Dal tubo di scappamento usciva un fumo troppo nero per essere ecologico. Una pattuglia della polizia invitò Concetta ad accostare.

Un poliziotto invitò cortesemente Concetta a esibire i suoi documenti nonché quelli dell’automezzo che stava guidando.

Controllata l’efficienza delle luci di posizione, delle luci di arresto, del faro della retromarcia, del lunotto termico, si limitarono a osservare che una delle lampadine emetteva una luce leggermente meno brillante delle altre.

Raccomandarono vivamente a Concetta di cambiare la lampadina il più presto possibile, quindi salutarono e augurarono buon viaggio.

Pochi chilometri più avanti si fermarono per fare colazione. L’unica sveglia era Maria Gloria. Alessia e Concetta si addormentarono in auto nonostante il caffè doppio che avevano sorbito al bar dell’area di servizio.

Maria Gloria andò a fare quattro passi nel parcheggio. Si annoiava. Decise di mettersi alla guida della cinquecento, di uscire dall’autostrada e andare verso il primo paese il cui nome le ispirasse fiducia. Dovette svegliare Alessia per pagare il carburante con la sua carta di credito.

Era una bella giornata, bisognava trovare un luogo gradevole per trascorrerla in modo soddisfacente. La cinquecento imboccò una strada stretta che dopo una cinquantina di tornanti sboccò in un paesino in riva al mare. Concetta non era riuscita a dormire con tutte quelle curve, Alessia aveva dormito ancora più profondamente con la testa appoggiata sulle gambe di Concetta.

Il paesino brulicava di turisti nonostante non fosse un periodo di vacanze. Magari un convegno, una manifestazione particolarmente interessante...

Passando davanti una cabina telefonica a Concetta venne in mente di telefonare a Beppe. Fu così che venne a sapere che la ditta dove lavorava aveva improvvisamente chiuso i battenti per bancarotta fraudolenta.

Quella notizia le aveva rovinato la vacanza. Alessia propose di prolungarla, la vacanza, per festeggiare la libertà riconquistata. Maria Gloria, che sapeva che cosa voleva dire sentirsi disoccupati invitò Alessia a essere più delicata...

Alessia disse che se avesse potuto avrebbe diviso la sua carta di credito in tre parti uguali, per dimostrare la sua solidarietà...

- Faresti meglio a chiedere al tuo papalino di assumerci in una delle sue aziende...

- Questo non è proprio possibile... Mio padre non accetta raccomandazioni... Preferisce rivolgersi alla sua agenzia di lavoro interinale...

- Vuol dire che ci rivolgeremo anche noi alla sua agenzia di lavoro interinale!

- Come si chiama l’agenzia del tuo papino?

- "Ottim-work"... è presente su quasi tutto il territorio nazionale...

- Allora non dovremo faticare per incontrarne una filiale!

- E’ proprio il caso di pensare al lavoro? In fondo siamo ancora in vacanza!

- Per considerarsi in vacanza non si deve essere disoccupati, altrimenti prevale il sentimento di disoccupazione...

- Sentimento?

- Certo! E’ quel malessere che non ti abbandona nemmeno quando dormi... Quel modo di guardare la tua casa come se fosse già la casa di un altro... Ti chiedi come farai a pagare le spese condominiali... Tutte le sere quando il tuo compagno rincasa temi che abbia perso il lavoro anche lui, o che si sia trovato una compagna più occupata di te... Se ti chiede di accendergli una sigaretta gliela accendi ben volentieri anche se non fumi e ti pare comunque un modo stupido di sprecare il denaro... Cominci ad andare a mangiare presso i centri di assistenza perché i pochi soldi di cui disponi ti serviranno per riscaldarti durante l’inverno...

- Mai capitato di avere di questi problemi, anche se non ho mai lavorato... Tuttavia mi è sempre pesato un casino l’idea di essere un "figlio di papà". Tutte le volte che vai a comprarti un vestito firmato ti senti in colpa.

- Potremmo invertire le parti, per un certo periodo di tempo... Mi presti il tuo bancomat con il relativo codice personale, che è meglio della carta di credito... Così non devo falsificare la firma. Tu vai all’agenzia di lavoro interinale a cercare lavoro. Ti impegni a non usare la carta di credito per almeno tre mesi, altrimenti sarebbe troppo facile... sopravvivere nei momenti difficili.

- No, non ci riuscirei, è troppo cinematografico... potrei sempre andarmene da un ambiente che non mi piace perché saprei di non essere obbligata a lavorare per vivere... Avrei comunque la possibilità di non accettare le mansioni sgradevoli...

- Hai ragione, si tratterebbe di una finzione.

- Sono condannata ad accettare il mio ruolo di parassita. Qualche volta ho pensato di fare del volontariato la mia ragione di vita, poi le giornate mi sono scivolate via...

- Come sta scivolando via la nostra vacanza...

- Chissà se avremo occasione di rivederci?

- Potremmo scambiarci i numeri di telefono e gli indirizzi, non si sa mai...

Caso mai ti annoiassi e ti venisse voglia di trascorrere qualche ora alla maniera di chi ha pochi soldi da spendere...

- Andare a fare lo shopping insieme!

- Perché, pensi di avere bisogno di qualcosa? Io pensavo di andare a raccogliere le castagne nei boschi e farle cuocere sul posto, così, tanto per nutrirsi e spendere poco...

- Queste cose mi sono sempre mancate. Dei marron glaces conservo un ricordo davvero nauseante!

- Non t’invidio... Le caldarroste cotte nei boschi rappresentano uno dei ricordi più belli della mia vita...

La giornata era trascorsa in un attimo. Alessia decise che l’ultima notte della vacanza dovevano assolutamente trascorrerla in un buon albergo. Maria Gloria non parlava molto, acconsentiva.

Il mattino successivo Concetta fece colazione, poi salì sulla cinquecento e si diresse verso casa lasciando le sue compagne di viaggio teneramente abbracciate nel letto.